Diagnostica - ampiezza biologica e supporto parodontale residuo: rivalutazione critica

Corso di Aggiornamento inter-disciplinare con la collaborazione di AIC e AIOP - ottobre 2014

Alberto Fonzar

La valutazione clinica sulla prognosi e conseguentemente sulle probabilità di mantenimento degli elementi dentali è spesso basata su due parametri ritenuti fondamentali: la possibilità di porre il margine delle restaurazione sufficientemente lontano dalla cresta ossea (l’ampiezza biologica) e la presenza di un “adeguato” supporto parodontale.

Senza alcun dubbio la violazione dell’ampiezza biologica, ovvero il posizionamento di un margine restaurativo troppo vicino all’osso, determina una flogosi e un riassorbimento incontrollato dell’osso stesso al fine di ripristinare questa distanza “vitale” ma l’esperienza clinica evidenzia quanto non sia ancora chiaro quale sia la misura minima necessaria e se lo sia in tutti i denti e in tutti i pazienti. Similmente anche la quantità “minima” di supporto parodontale necessaria per il mantenimento a lungo termine dei denti è un parametro non così chiaro in letteratura e ancor meno nella realtà clinica perché è esperienza comune che denti con un supporto residuo anche abbondantemente inferiore al 50% possono essere mantenuti a lungo negli anni se il controllo igienico è adeguato.

La relazione si propone dare ai corsisti le basi biologiche, diagnostiche e cliniche per affrontare con razionalità situazioni complesse in cui questi due parametri condizionano pesantemente la prognosi dei denti e quindi il piano di trattamento.